Orto Aperto: L’orto comunitario in Clarina
Il progetto Orto Aperto nasce da un piccolo sogno di un gruppo di amici, dei ragazzi che si conosco fin da piccoli e che 4 anni fa hanno avuto un’idea comune: perché non avere un orto nostro in cui coltivare qualcosa e ritrovarsi tutti insieme?
Ho scelto di raccontare la loro storia perché è l’esempio perfetto di quello che vorremmo trasmettere con il nostro lavoro all’interno di “localmente.trento”. Orto Aperto infatti è un progetto con un concetto semplice e forte allo stesso tempo, che riesce a creare un impatto all’interno di una comunità e si pone lo scopo di dar vita a nuovi legami tra le persone di un quartiere della nostra città.
Le fotografie sono di Orto Aperto
Poco più di un anno fa venne aperto un bando comunale per “Orticoltura con funzione sociale”. Erano due gli spazi messi a disposizione dal Comune di Trento, uno dei quali proprio in Clarina, dove quasi tutti loro risiedono. Si sono lanciati, l’occasione giusta, e il loro progetto è stato selezionato.
Non era però più solo un “loro” orto, era diventato un orto comunitario. Hanno quindi trasformato il loro sogno, sognando un po’ più in grande. L’obiettivo era quello di creare un luogo in cui coltivare la terra e allo stesso tempo scambiarsi opinioni, sapere, curiosità e creare dei legami, poter unire in qualche modo il quartiere, creare una rete tra le persone che abitano nei condomini attorno a questo spazio,
“Otto ragazzi e un orto per coltivare relazioni” proprio così si definiscono e non credo ci siano parole più azzeccate.
La cosa più bella che raccontano (e lo raccontano con estrema soddisfazione e gioia) è come le persone del quartiere si siano avvicinate a loro e a questo progetto in modo spontaneo e naturale, chi andava ad aiutare a zappare, chi chiedeva informazioni, chi si fermava solo per fare quattro chiacchere, chi dava i propri consigli. Ed è proprio questo il bello del progetto: la spontaneità. Traspare dal sentir parlare i ragazzi di Orto Aperto e si vede nel processo che ha caratterizzato e sta caratterizzando la “funzione sociale” prevista e cercata.
Diverse poi sono state anche le collaborazioni, dal vivaio che donava le piantine che sarebbero altrimenti state buttate alla maestra che ha accompagnato la propria classe a vedere il progetto, dai pensionati che coltivano il campo affianco alla cooperativa sociale che porta i propri ragazzi a lavorare la terra.
Dopo la chiusura del bando il comune ha tolto alberi e arbusti da quel lembo di terra rimasto inutilizzato e immutato per oltre vent’anni. I ragazzi hanno iniziato a lavorare la terra incontrando subito qualche difficoltà, l’estensione non era indifferente ma qualcuno ha messo a disposizione il proprio trattore. L’acqua che arrivava era priva di pressione e quindi insufficiente per irrigare tutto, in qualche mese il comune ha installato un nuovo sistema idrico e i ragazzi hanno smesso di dover fare avanti e indietro con le grandi taniche per portare l’acqua nel campo. A luglio quindi erano pienamente operativi. Durante l’inverno è un luogo sempre in ombra e la terra è dura da smuovere, mentre d’estate è completamente sotto il sole e difficilmente si può lavorare durante il giorno.
Nonostante le difficoltà hanno proseguito con i loro intenti e per quest’anno i ragazzi si prefissano di riuscire ad organizzare al meglio sia la coltivazione che la rete di persone che può gravitare attorno a Orto Aperto. Purtroppo il periodo di quarantena ha fatto ridimensionare o quantomeno rinviare la maggior parte dei loro progetti, ma non temete loro stanno continuando a curare questa terra: hanno piantato cipolle, porri e insalata; seminato girasoli, spinaci e fagiolini; hanno utilizzato le loro terrazze durante il periodo in cui sono stati chiusi in casa per far nascere i germogli di diverse verdure che ora stanno trapiantando nel terreno. Insomma, anche con la difficoltà del lockdown con cui tutti siamo entrati in contatto non si sono ancora dati per vinti e continuano a coltivare il loro sogno, oltre che a questo bellissimo orto.
Questo progetto, a mio avviso, ha un aspetto anche urbanistico oltre che sociale, anche se questi due aspetti spesso si fondono e si legano. Lembi di terra come questo esistono in ogni città, sono dei residui dell’attività umana, spazi sospesi, lasciati a sé stessi. Negli ultimi anni, in particolar modo dal 2005 quando il paesaggista Quodlibet li ha definiti “Terzo Paesaggio”, vengono studiati dagli urbanisti e sempre più presi in considerazione all’interno dei piani comunali.
Questo vale anche per il campo oggi utilizzato dai ragazzi di Orto Aperto: c’è un progetto per una pista ciclabile in quell’area, ma ci vuole tempo e investimenti per realizzarlo, non si è certi delle tempistiche, e allora perché nel frattempo non attiviamo qualcosa in questo spazio? É questo il motivo principale per cui nascono sempre più orti cittadini, utilizzare parti di città fino a quel momento residuali, il cui futuro non è ancora stabilito con certezza, e nel frattempo fare in modo che i cittadini si riapproprino degli spazi che circondano il loro condominio e trovino dei luoghi in cui creare tra loro una rete di legami che fa di un gruppo di persone una comunità.
Auguro quindi ai ragazzi di proseguire il loro progetto con lo stesso entusiasmo e la stessa spontaneità che mi hanno trasmesso per riuscire a creare l’orto comunitario che sognano da anni. E state tranquilli che appena organizzeranno il nuovo appuntamento con l’Aperiorto ve lo faremo sapere. Intanto passate a trovarli e a curiosare all’Orto Aperto.
ORTO APERTO
Indirizzo: Via Generale Giacomo Medici, Trento