Sull'importanza della lentezza
La passeggiata tra foglie scricchiolanti, primi germogli e panorami
Al Rifugio Maranza si può arrivare a piedi, in macchina o per gli esperti, anche in bicicletta.
Noi ci siamo incamminate partendo da Villazzano verso le 9 di mattina, dopo una colazione lenta di quelle che fanno partire bene qualsiasi giornata.
Metà febbraio: il sole spunta in tutta la sua bellezza e scalda i primi germogli che escono timidi dopo l’inverno. Le indicazioni segnano 3 orette di cammino. Decidiamo di partire da San Rocco, andando verso i Bindesi e poi seguendo le indicazioni verso il rifugio. La passeggiata è piacevole, a tratti un po’ in salita, ma è sempre bello camminare in ottima compagnia immersi nella natura, con il rumore delle foglie secche sotto i piedi e i raggi del sole che penetrano dai rami nel bosco.
Consiglio n.1: se avete bimbi piccoli nel passeggino, consigliamo il giro inverso, partendo dal Cimirlo e seguendo il percorso su Strada per Maranza: la vista è spettacolare e la strada sale molto meno ripida.
Le fotografie sono di Giorgia Folgheraiter

Piccola parentesi: il pian dei Bindesi
Con un’oretta di cammino siamo già al rifugio Bindesi P. Prati. Un’idea poteva essere quella di fermarsi ai Bindesi a fare colazione sulla splendida terrazza vista Trento, ma per arrivare in Maranza in tempo per godersi le ore centrali della giornata abbiamo preferito proseguire senza fermarci a mangiare una fetta di torta (anche se la tentazione era forte), ammirando però il panorama che si apre sulla valle dell’Adige.
Il pian dei Bindesi è un tratto pianeggiante che si trova sulle pendici a ovest della Marzola, in prossimità della storica palestra di roccia. Si dice che la palestra era frequentata già negli anni ’20-’30 dagli alpinisti trentini, come una sorta di battesimo alpinistico prima di affrontare le diverse pareti del Trentino.
Dai Bindesi il dislivello che manca per arrivare a destinazione è di 470 metri. Proseguiamo per un primo tratto pianeggiante e alcuni punti più ripidi, per arrivare in meno tempo del previsto al rifugio Maranza, situato a 1072 metri.
Sono le 11.30 e la terrazza del rifugio è il posto perfetto per godersi il primo sole primaverile. Ci sediamo su un tavolino vista prati e ordiniamo un aperitivo e un thé caldo ai gentilissimi ragazzi dello staff, sempre pronti, puntuali e molto competenti.
Consiglio n. 2: Volendo e organizzandosi per tempo, si potrebbe partire dal rifugio Maranza per salire al Bivacco Bailoni, seguendo il sentiero 412 per 2 ore di cammino con un dislivello di circa 640 metri. Sulla cima della Marzola la vista si apre da un lato sui laghi di Caldonazzo e Levico della Valsugana, dall’altro su Trento e la valle dell’Adige. In altre due ore si scende comodamente seguendo lo stesso sentiero.
Sfogliando il menu notiamo i simboli dell’alleanza Slow Food, un progetto di valore che siamo orgogliose di raccontarvi.






Slow Food: mangiare consapevolmente
Slow Food è un movimento culturale fondato nel 1986 in Piemonte da un visionario Carlo Petrini e da lì diffuso in tutto il mondo, arrivando oggi a contare sul supporto di più di 1 milione di attivisti impegnati in oltre 10.000 incredibili progetti in 160 Paesi.
Ad animare ogni iniziativa è la promozione di un sistema alimentare “buono, pulito e giusto” per l’uomo e per l’ambiente e la consapevolezza che mangiare non significhi semplicemente nutrirsi, ma prendere una posizione politica, economica e sociale. Dietro ogni alimento che scegliamo di portare sulle nostre tavole c’è infatti una storia che vede protagonisti piccoli, medi o grandi produttori e racconta di territori, metodi impiegati per coltivarli più o meno sostenibili, saperi e sapori locali tramandati e/o innovazioni tecnologiche. Non ci sono però stampe nero su bianco da cui attingere tutte le informazioni. Sta ad ognuno di noi cercare di ricostruire queste storie per riuscire a scegliere quanto più consapevolmente possibile il sistema che vogliamo sostenere e che vogliamo che ci sostenga.
Vi ricordate i simboli (primo fra tutti la chiocciolina Slow Food) trovati sul menu di cui parlavamo poco fa? Sicuramente si tratta di un ottimo punto di partenza per riuscire a notare prodotti alimentari realizzati nel rispetto dell’ambiente e di chi li produce.






Colore nei piatti e pace nella mente: pranzo al rifugio Maranza
Scegliamo di dividere un menu, in modo da assaggiare più portate. Iniziamo con un antipasto di carpaccio di carne salada con cavolo cappuccio e speck.
La composizione del piatto sembra un quadro del fratello composto di Pollock: note arancioni e fucsia di zucca e rapa rossa fanno da contorno al carpaccio, che gustiamo con piacere. Insieme all’antipasto ci hanno servito il pane, croccante fuori e morbido dentro, fatto in casa: come resistere alla tentazione di concludere la portata facendo la scarpetta? Le creme di zucca e rapa rossa sono semplicemente favolose.
Sedute in terrazza con il sole di mezzogiorno che ci scaldava, seguiamo ordinando il primo, un piatto di maltagliati con pesto di erbette spontanee, noci del Bleggio e pomodorini confit.
Anche se non siamo esperte sul tema, l’abbinamento al vino sembra proprio ottimo: Nosiola di Madonna delle Vittorie (un posto che ricorda tanto il mio concetto di locus amoenus, all’ombra degli ulivi di Arco) dalla leggera acidità che si accosta perfettamente alla delicatezza del pesto di erbette con i pomodorini. Il leggero profumo di nocciole tipico della Nosiola sembra fatto apposta per il carattere croccante delle noci.
Finiamo il piatto e ci lasciamo qualche minuto per meditare sul da farsi: tornare a casa rotolando o terminare il pranzo in lentezza godendoci un caffè, un biscottino e questo fantastico sole di febbraio?
Già perché questa riflessione sullo Slow Food ti entra dentro. Conoscere i valori, il perché della chiocciolina, l’importanza della consapevolezza, fa riflettere e lascia affascinati.
Perché Slow Food è una filosofia, uno stile di vita che insegna l’importanza di dedicare più tempo alle cose per riuscire ad assaporarle. Non sempre fare di più equivale a fare meglio. Esiste un rallentamento positivo e significa ad esempio ritagliarsi del tempo per godersi una camminata verso una terrazza con vista speciale. Perché alla fine il segreto è tutto qui: imparare a correre più lentamente.
Per saperne di più: https://www.slowfood.it/



INFORMAZIONI PRATICHE sulla PASSEGGIATA:
Partenza: Villazzano o Povo
Arrivo: Rifugio Maranza 1072 metri
Distanza da Trento: 15 minuti
Durata camminata: circa 3h
Dislivello: circa 700m
Rifugio Maranza
Orari:
Dal 1 Giugno al 1 Ottobre:
Aperto tutti i giorni dalle ore 8:00
Ven – Dom: 8:00 – 21:00
Grazie per la lettura!
Il team localmente.trento


